Ogni attimo nel mondo tra bambini che nascono, vite che muoiono, impegni di routine quotidiana, noia, frenesia, stress, imprese impossibili, sogni, passeggiate, sorrisi e fantasie, mille amori iniziano e mille altri ne finiscono. Non ci si pensa a lasciarsi quando ci si incontra per la prima volta, quando finalmente ci si trova per caso o per destino, quando ci si sente completi solo in due; non ci si pensa e spesso, ai più fortunati, non capita. Ma quando capita che si fa?
Quando finisce un amore, lo sa bene Cocciante, è una sensazione comune degli ex amanti avvertire un vuoto interiore, non capire niente, avere la sensazione di essere divorati dalla mancanza e dalla nostalgia. Piangono i cuori malinconici, a volte non mangiano, altre si abbuffano, non dormono, strappano foto e spesso buttano via o raccolgono in uno scatolone tutti gli oggetti che possano far riemergere il ricordo di una storia finita male. Questa, per lo meno, è la prassi. A creare una sorta di nuovo rito sono stati due ex, la produttrice cinematografica Olinka Vištica e lo scultore Drazen Grubišic, che, a seguito della loro separazione, hanno deciso, nel 2006, di creare una mostra che mantenesse in vita il loro passato, esponendo oggetti che raccontassero la loro relazione. La mostra, che trova fissa dimora in un museo di Zagabria, è stata anche ospitata da grandi città come New York, Berlino, Londra e Singapore e qualsiasi malato d’amore ha da subito potuto prendere parte alla creazione – che è così cresciuta e cambiata ad ogni tappa – rendendo pubblico parte del suo dolce vissuto.
Considerato il successo riscontrato, l’intenzione è quella di istituire, entro maggio, una seconda sede oltreoceano al civico 6751 dell’Hollywood Boulevard. Anche il futuro Museum of Broken Relationships, invitando a non dar via prove concrete di amori che abbiano riguardato una coppia, un animale, una passione, una città, sta raccogliendo opere tramite una call of object: «Basta compilare il modulo online per ricevere una e-mail di conferma con ulteriori istruzioni. Per preservare lo spirito della tua storia, ti invitiamo a scrivere nella tua lingua madre. Al fine di proteggere la tua privacy, tutti i reperti vengono visualizzati in forma anonima». A ciascuno è richiesto, dunque, di spiegare il valore emotivo di quanto inviato al museo, in modo che i visitatori potranno leggerlo in una didascalia che contiene anche il luogo di provenienza del romantico reperto. «Mio caro, dovessi mai avere la ridicola idea di entrare in un’istituzione culturale come un museo per la prima volta nella tua vita, ti ricorderai di me. Almeno fatti una bella risata (l’unica cosa che tu possa fare da solo)» è uno dei messaggi, ad esempio, presenti a Zagabria.
La collezione comprende ricordi tristi, felici, intimi: regali, peluche, abiti da sposa, album di matrimoni, cappelli. C’è l’ascia di chi ha distrutto i mobili della propria casa dopo il tradimento del proprio partner, ma non mancano chiavi, tacchi vertiginosi, bigliettini, manette, cocci di vetro, pagine strappate. C’è una protesi di chi si è innamorato della propria terapista: «È durata più del nostro amore: materiale migliore». C’è una luce rossa intermittente che era stata donata da una donna ad un uomo «per guidarlo nel buio»: alla fine della relazione lei si è uccisa ed è proprio in memoria di un amore ancora vivo che invece lui ha chiesto che la lampada venga esposta accesa.
Ci sono storie di sconosciuti in cui ciascuno riconosce se stesso; c’è chi chiude un capitolo della sua esistenza, ma ne apre un altro trovando il coraggio di raccontare quello finito. Ci sono momenti, emozioni troppo forti, troppo tristi per essere ricordati da chi li ha provati, ma troppo spettacolari, troppo intrisi di vita per essere cancellati, per essere resi vani, per far finta che non siano mai accaduti. Ed ecco che la voglia di dimenticare e allo stesso tempo quella di non farlo, trovano un punto d’incontro; il punto in cui si riesce a trasformare la sofferenza in arte, in qualcosa di eterno che eppure non impedisca di ricominciare, non impedisca di creare un nuovo capolavoro.
Concetta Interdonato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.