E se provassimo a pensare in modo diverso? Spesso per aiutare qualcuno bisogna immedesimarsi, mettersi nei suoi panni. Questa è proprio l’idea di un artista siriano per mostrare ai personaggi più influenti del pianeta una delle condizioni più difficili, quella dei rifugiati e dei più vulnerabili. Per una volta i primi sono “gli ultimi”.
Abdalla Al Omari ha vissuto una storia simile, purtroppo, a quella di moltissime persone. È un siriano che ha dovuto allontanarsi dal suo Paese d’origine. Nel 2011, all’inizio della guerra civile in Siria, ha deciso che la sua famiglia aveva diritto ad una vita migliore. Per realizzare questo sogno ha viaggiato e ha fatto di tutto, arrivando in Belgio per poter richiedere il diritto d’asilo. Per conquistare questo suo diritto ha incontrato vari esponenti politici e alla fine ha raggiunto l’obiettivo: ha ottenuto lo status di rifugiato e Bruxelles, ad oggi, è la sua seconda casa. L’esperienza vissuta lo ha segnato profondamente, ma l’arte è l’attività che gli ha permesso di rendere più liete le sue giornate. Abdalla, però, non è un artista come tutti gli altri poiché le sue tele hanno un preciso scopo.
Nelle opere di Al Omari vengono raffigurati i leader politici, le persone più influenti del mondo. C’è un fil rouge che collega tutte le tele: i personaggi non sono inseriti nella loro quotidianità, ma vengono ritratti come rifugiati o senzatetto. Infatti possiamo notare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nei panni di un rifugiato che cerca asilo; Barack Obama che vaga per le vie come un senzatetto; la cancelliera Angela Merkel è, invece, una contadina infreddolita. In altri quadri sono presenti il presidente coreano Kim Jong-Un (che possiede un mini-razzo come unico giocattolo), Nicolas Sarkozy, Bashar al-Assad, Vladimir Putin. Chiaramente l’artista ha spiegato i motivi e l’interpretazione che va data a queste opere insolite.
Fino al 6 luglio 2017 a Dubai sarà possibile recarsi alla mostra di Abdalla e ammirare le sue creazioni. In un’intervista il rifugiato ha dichiarato che il suo intento è lanciare un messaggio ai grandi della Terra. Il nome della mostra, The Vulnerability Series, è emblematico all’interno del progetto. All’inizio Abdalla realizzava questa tipologia di dipinti per esternare la sua rabbia, poi ha cambiato idea. Si è reso conto che la cosa più importante è mostrare le difficoltà dei rifugiati, cercando di coinvolgere emotivamente chi dispone dei mezzi per agire. Con questa galleria d’arte, invita tutti i potenti a riflettere sulle condizioni e sulle sorti dell’umanità. Li esorta a preoccuparsi e ad immedesimarsi. Coinvolge i leader nelle opere poiché per aiutare chi è in difficoltà, secondo lui, bisogna uscire dal proprio modo di pensare. «Forse capiranno cosa vuol dire essere vulnerabili quando lo vedranno in uno specchio, quando vedranno loro stessi».
Sara Tonelli
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