Dopo Bologna, l’epidemia dei “furbetti del cartellino” sembra affliggere nuovamente l’Emilia-Romagna. A quattro mesi dal caso dei dipendenti dell’Istituito per i Beni Culturali che aveva portato alle dimissioni del Presidente Varni, l’attenzione si è spostata sul Comune di Piacenza. Falso, truffa e peculato sono le accuse che pendono su almeno cinquanta dipendenti che, secondo la Procura della Repubblica, timbravano abitualmente il cartellino per poi uscire «a farsi i fatti propri». Nella prima mattinata di mercoledì 28 giugno, un’operazione congiunta di Polizia e Guardia di Finanza ha portato al sequestro di documenti di vario genere all’interno di Palazzo Mercanti, sede comunale. «C’era chi andava in palestra e chi andava a fare la spesa» fanno sapere Salvatore Cappelleri, capo della procura piacentina, e il sostituto Antonio Colonna. Le indagini, che sarebbero iniziate mesi fa, hanno permesso agli inquirenti di acquisire filmati che dimostrerebbero la negligenza dei dipendenti coinvolti.
Dei cinquanta indagati, dieci sono a piede libero, uno si trova agli arresti domiciliari, mentre gli altri 39 sono stati foto-segnalati in caserma e sottoposti all’obbligo di firma. Non si tratta, però, della prima operazione delle forze dell’ordine all’interno del Comune di Piacenza. Giorni prima, infatti, due dipendenti dell’ufficio manutenzione erano stati arrestati, ma non è stato ancora confermato un loro diretto coinvolgimento nel caso. Una prima reazione è arrivata dalla neosindaca Patrizia Barbieri che proprio la domenica precedente aveva strappato la carica di primo cittadino al sindaco uscente Paolo Dosi. «Le Fiamme Gialle hanno acquisito documenti concordando le modalità con il Segretario generale e la dottoressa Laura Bossi, dirigente delle Risorse umane» si legge in un comunicato, in cui viene anche sottolineato che «non risponde al vero quanto apparso su alcuni organi di informazione, secondo i quali la Guardia di Finanza avrebbe perquisito alcuni uffici tra i quali quello del segretario generale e del Personale».
Le indagini riguardano, però, anche alcuni casi di peculato, con il sospetto che qualcuno abbia fruito dei mezzi di servizio per scopi non lavorativi. È il caso del dipendente comunale sorpreso ad utilizzare un furgone con gli stemmi del comune durante le sue frequentazioni con una prostituta minorenne. Dopo mesi di pedinamenti, infatti, la Polizia giudiziaria ha documentato gli incontri che l’uomo, 60enne piacentino ora agli arresti domiciliari, intratteneva, in orario lavorativo, con una minorenne. «Chi ha sbagliato ‒ ha commentato il sindaco ‒ deve pagare e attendiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso». Intanto, venerdì la scure del Decreto Madia è caduta su 22 dei 50 dipendenti coinvolti, che alla fine del periodo di applicazione del provvedimento potrebbero vedersi anche inoltrare le procedure di licenziamento. La sorte degli altri 28 indagati è, invece, nelle mani del Nucelo di valutazione interna del Comune, composto dall’avvocato Elena Vezzulli, dal vice-segretario Ermanno Lorenzetti e da Laura Bossi, che deciderà nelle prossime riunioni.
Sorpresa e biasimo sono stati espressi anche da Carlo Rienzi, Presidente del Codacons, l’associazione che si occupa della difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori: «L’assenteismo sul lavoro è un fenomeno diffuso e non circoscritto solo agli uffici pubblici del sud Italia. Questo fenomeno è incredibilmente diffuso, una pratica illecita divenuta oramai un malcostume, ma che produce danni immensi alla collettività. Chiediamo ora licenziamenti nei confronti dei responsabili di illeciti e l’avvio delle doverose azioni di recupero delle retribuzioni intascate dai lavoratori senza lavorare». Tuttavia, secondo quanto ha fatto sapere l’ex Assessore al personale, Luigi Gazzola, negli ultimi due anni il Comune avrebbe ricevuto segnalazioni di comportamenti scorretti sul luogo di lavoro assunti da almeno 20 dipendenti. A poco o nulla sono, dunque, serviti i precedenti così come anche i numerosi corsi di formazione sul Decreto Madia voluti dal Comune per coinvolgere e sensibilizzare i dipendenti della pubblica amministrazione.
Francesca Santi
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