Basta una camera a disposizione o del tempo libero da condividere e non servono CV importanti. Per partecipare al progetto IESA non ci sono discriminanti se non la voglia di accogliere nella propria vita persone all’apparenza un po’ diverse da noi…ma forse nemmeno così tanto
BOLOGNA – «Cerchiamo famiglie etero, omosessuali, coppie di amici o singoli cittadini che vogliano frequentare oppure ospitare in casa una persona in cura presso i Centri di Salute Mentali Territoriali»,
così Elisabetta Bernardinello, infermiera e operatrice IESA, introduce direttamente ai microfoni di Voci di Città il progetto portato avanti dal Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Azienda AUSL di Bologna.
Dal 2008 infatti è attivo sul territorio bolognese questo progetto, il cui nome è acronimo di Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti, che si propone di far riavvicinare le persone in cura presso centri di salute mentali ad ambienti più quotidiani, legati alla realtà e alla socialità di tutti i giorni.
«Vogliamo che questi pazienti si relazionino con persone esterne all’ambiente psichiatrico, persone che possano vedere in loro quello che c’è oltre la malattia e che li aiutino a trovare le abilità che hanno nascoste in qualche cassetto».
Le tipologie di inserimento all’interno dei nuclei famigliari possono essere di diversa natura, ma tutte regolate mediante un contratto tra ospite-ospitante e azienda Ausl che funge da garante per entrambe le parti. I contratti prevedono inoltre un rimborso spese stabilito sulla base della disponibilità e dell’impegno assunto. Poiché di fatto si può decidere tra due modalità di accoglienza: full-time e part-time.
Nel caso del FULL TIME la famiglia ospitante metterà a disposizione una camera per periodi di tempo differenti che possono andare da qualche giorno fino ad anni interi. Vi sarà per loro un rimborso spese pari a 1100 euro mensili.
«Sono persone adulte, capaci di intendere e di volere, spesso anche con dei propri impegni lavorativi» spiega Elisabetta «quindi non necessitano di qualcuno che stia loro affianco durante tutto l’arco della giornata, sono autosufficienti per molte cose».
Per chi non ha a disposizione uno spazio adeguato alla convivenza è possibile attivare un contratto PART TIME di frequentazione, che può consistere anche solo nella condivisione di alcune attività: come andare a fare la spesa, uscire la sera, cucinare o trascorrere i weekend insieme. E il rimborso sarà di 40 euro giornalieri, 20 euro per una mezza giornata e 10 per pernottamenti occasionali.
Un aspetto importante da considerare è che gli abbinamenti tra nuclei familiari e ospiti non vengono fatti in maniera casuale, ma l’AUSL si pone da intermediario per riuscire a trovare la giusta combinazione sulla base delle necessità di una e dell’altra parte.
Inoltre i pazienti che potranno iniziare questo progetto dovranno essere adulti, senza precedenti aggressivi o di cleptomania. E il progetto IESA effettuerà loro un’intervista per conoscerli meglio ed inserirli nel database.
La stessa intervista verrà fatta alle famiglie che contatteranno l’AUSL per partecipare e al termine dei percorsi abilitativi di entrambe le figure si procederà alla ricerca delle giuste collocazioni ospite-ospitante. Il progetto in tutte le sue fasi è sostenuto da un équipe multi professionale alla quale è possibile rivolgersi, anche solo per informazioni.
L’obiettivo è “fare famiglia”, condividere una quotidianità fino a ridurre l’esclusione sociale dei pazienti ed il pregiudizio verso di loro.
Un progetto ambizioso, ma che in fondo ha una storia di successi iniziata ben un migliaio di anni fa a Geel in Belgio che si è espansa a macchia di leopardo in tutto il mondo, ed ora anche Bologna, che con più di 40 famiglie coinvolte dal 2009, si ritiene soddisfatta dei grandissimi risultati ottenuti.
Giulia Bergami
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