«Se solo avessimo la possibilità di teletrasportarci…» una frase che ricorre in moltissime conversazioni ed esclamazioni di persone sconsolate che sognano di poter essere nei propri luoghi del cuore. Il teletrasporto, quel processo di trasporto della materia che permette di attraversare lo spazio e passare da un luogo all’altro, non sembra poi essere un sogno inavverabile! Grazie ad alcuni ingegneri del Politecnico di Torino, è stata realizzata un’applicazione che sembra poter far avverare davvero i desideri di poter essere nei luoghi a lungo desiderati, dove per la maggior parte delle persone, poterci andare implicherebbe un dispendio cospicuo di soldi. Ubiatar, nasce infatti, per poter dare la possibilità a tutti di poter viaggiare e di poter vedere luoghi prima impensabili e inoltre offrirà anche posti di lavoro come avatar. L’applicazione si trova già sulle piattaforme di App Store e Google Play, farà il suo ingresso nel mondo digitale ufficialmente al CES 2018 di Las Vegas, il più noto e importante evento elettronico del mondo.
Immaginiamo di voler vedere, in questo periodo di feste natalizie, le decorazioni natalizie di New York, se a prima vista può sembrare impossibile, grazie ad Ubiatar può diventare realtà. Innanzitutto, l’utente deve collegarsi con un avatar, una persona fisica che in quel momento si trova nel posto che io voglio raggiungere e, caratteristica fondamentale, deve essere dotata di smartphone. Una volta allacciato il collegamento il cellulare del nostro avatar diventerà l’occhio e le mani della persona che si teletrasporta. Le transazioni del tempo messo a disposizione vengono retribuite con gli Ubiatar Coin, una cripto moneta pensata ad hoc per l’applicazione. Per orientare i futuri utenti alla fine del teletrasporto gli sviluppatori danno la possibilità di esprimere un feedback sull’applicazione e sul comportamento dei singoli avatar, in modo da poter decretare in seguito quali saranno quelli più efficienti.
Si possono anche fare esperienze più adrenaliniche, come per esempio guidare un’auto sportiva, il procedimento sarà sempre lo stesso, si seleziona un avatar disposto a far assaporare il brivido di guidare una fuoriserie. Per farlo si posiziona lo smartphone nella posizione usuale dei navigatori e poi il soggetto guiderà l’auto rispettando le indicazioni date dall’utilizzatore. In questo caso gli Ubiatar Coin prevedono anche il costo dell’affitto e dell’utilizzo delle macchine. Ubiatar potrebbe rivelarsi uno strumento utile anche per i giornalisti, grazie ad essa si potrà essere immediatamente sul luogo di un avvenimento saliente o di un evento, senza perdere tempo nei trasporti o rischiare la vita o il rapimento da parte delle popolazioni residenti. Un’altra modalità di utilizzo è in cucina, l’applicazione potrà essere utile anche per imparare nuove ricette locali e tramandare così di generazione in generazione le vecchie ricette di una volta; stesso discorso anche per quanto riguarda la visita di una casa da comprare. Grazie ad Ubiatar, si percepirà anche un risparmio di tempo, energia e forse anche di soldi, inoltre l’applicazione è dotata di un vocabolario molto ampio, perciò non ci sarebbe nemmeno il disagio di possibili incomprensioni linguistiche.
UbiatarPlay sarà una futura piattaforma in cui si intrecceranno domanda e offerta, è già possibile visionare la mappa in cui sono presenti gli avatar geolocalizati pronti ad essere affittati dai futuri consumatori. Le teste pensanti di tale convegno sono precisamente due: Francesco Raco e Fulvio Dominici, il primo imprenditore torinese appassionato di tecnologie, il secondo un ingegnere amante della fantascienza, degli ultramondi e del teletrasporto, conosciuto per aver progettato Specventure, primo videogioco italiano che serviva per chattare nei locali. Intervistato da VanityFair, Francesco Raco ha dichiarato «Quando io e Fulvio ci incontrammo analizzammo questo concetto: si costruiscono robot sempre più complessi che assomigliano agli esseri umani, ma ci sono anche moltissimi esseri umani senza lavoro capaci di fare cose invece complesse per un robot. Un robot deve essere programmato per salire su una scala, ricarsi e superare un ostacolo, invece un essere umano normodotato fa tutte queste cose spontaneamente senza il bisogno di un manuale di istruzioni, ma soprattutto è molto più economico…». In attesa del debutto ufficiale di Ubiatar, possiamo sicuramente annoverarla tra le nuove invenzioni che rivoluzioneranno questo 2018.
Elisa Mercanti
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