È uno dei personaggi del nostro secolo. Ha cambiato il modo di vedere le cose e, probabilmente, è uno dei pochi geni che, nati negli anni 60, hanno tramutato in realtà i loro sogni, andando più in la di quello che era, prima di loro, (quasi) impensabile. Jeff Bezos è questo e molto altro. È l’ennesimo americano partito dal garage di casa sua per costruire il proprio impero. Il classico self made man, insomma. Un po’ come Steve Jobs e Bill Gates. O forse qualcosa di più: secondo la classifica di Bloomberg proprio il magnate di Microsoft è stato appena superato dal padre di Amazon. Con 110 miliardi Bezos è l’uomo più ricco della storia e probabilmente non ha alcuna intenzione di fermarsi.
Certo, non è un uomo partito proprio da zero. Nasce nel 1964 da Jacklyn Gise e Ted Jorgensen. La madre era ancora adolescente e il padre dopo neanche un anno sparisce dalla vita di Jeff a causa del divorzio. Poi l’incontro di Jacklyn con Miguel Bezos, immigrato cubano, sarà il primo punto di partenza per quel bambino di appena 4 anni. La famiglia si trasferisce a Houston, in Texas, e proprio lì Miguel troverà posto come ingegnere alla Exxon (oggi Exxon Mobil Corporation). A Princeton, il futuro fondatore di Amazon cerca di ricalcare le orme del padre acquisito, conseguendo la laurea in ingegneria.
Poi Wall Street, passando per il campo del commercio internazionale con Fitel e infine il posto fisso presso la società finanziaria DE Shaw & co. Già a trentanni Jeff Bezos può rientrare nella stretta cerchia di chi “ce l’ha fatta”: un impiego di lusso, una retribuzione invidiabile e una moglie (conosciuta proprio presso la società in cui lavorava) con cui condividere la propria piccola ricchezza. Ma non è abbastanza e durante il 1994 viene messo in piedi un nuovo formato commerciale che cambierà il mondo: Cadabra.
Sì, era proprio questo il nome della libreria online più famosa di tutti i tempi. Entro poco tempo il nome cambia in Amazon, ispirato al grande Rio delle Amazzoni, e il lancio della neonata azienda avviene nel 1995. Come già detto, Amazon nasce come sito in cui poter comprare libri, ma presto la gamma di prodotti si allarga comprendendo dapprima DVC, CD, software e vari prodotti elettronici. Poi è anche il turno di abbigliamento, giocattoli, cibo e tanto altro. Nel 1999 il Time celebra il CEO di Amazon con una copertina tutta per lui: è l’uomo dell’anno.
Amazon si allarga sempre di più, sbarcando di Stato in Stato e diventando, pian piano, il primo sito di e commerce al mondo. Il logo, diventato ormai celebre, mostra una freccia (che ricorda un sorriso) che parte dall’iniziale per poi finire nella z. Un luogo in cui poter trovare di tutto, insomma: dalla A alla Z. Amazon ha cambiato il mondo dello shopping: oggi puoi comprare un capo firmato o la macchina fotografica dei tuoi sogni comodamente seduto sulla tua poltrona. I piccoli commercianti muoiono, mentre Jeff Bezos diventa una macchina da soldi inarrestabile.
Non solo Amazon, però. Bezos nel 2013 compra il Washington Post, che a quei tempi non naviga proprio in acque serene e tranquille, per 250 milioni di dollari. Il giornale statunitense, ad oggi, può vantare ben 800 reporter (dati riportati dal Corriere della Sera) e a fine 2017 ha chiuso, per la seconda volta consecutiva, in utile. Qualche anno più indietro, nel 2009, sempre Bezos fonda Blue Origin, società passata agli onori della cronaca negli ultimi tempi: la stessa, infatti, progetta il turismo nello spazio, con i primi voli già a partire dal 2019 (dopo soli 10 anni dalla sua fondazione). Un impero e forse anche più. Bezos è l’uomo più ricco della storia, ma non senza qualche macchia. Ormai note, infatti, le liti con sindacati e dipendenti, con l’accusa di sottoporre i propri lavoratori a ritmi asfissianti per una paga non proprio idonea alla prestazione. Per non parlare – come riporta sempre il Corriere della Sera – della Commissione europea, che accusa l’imprenditore statunitense di non pagare quanto dovrebbe al fisco.
Poco importa però, perché Bezos continua ad essere ammirato e apprezzato soprattutto in patria. Ha aperto un’asta per la prossima sede americana (e sono già tante le città in fila) e 2 giorni fa – notizia questa de La Stampa – ha donato ben 33 milioni di dollari per i giovani immigrati sotto forma di borsa di studio. E chissà che da quei 33 milioni non possa nascere un nuovo genio da garage, in pieno stile americano.
Francesco Mascali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»