Cercare lavoro è già di per sé un’impresa e destreggiarsi tra la giungla di annunci può essere difficile. Quando poi si arriva al fatidico giorno del colloquio capita di affrontare domande impertinenti e fastidiose. Ma quando le domande sono inopportune come bisogna reagire? Quando una domanda è discriminatoria? Ecco una piccola classifica dei quesiti più scomodi, secondo quanto rilevato da Corriere della Sera e QuiFinanza, e i riscontri su cosa dice la legge in merito.
Ad alcune di queste frasi ci si abitua e si crede che qualsiasi domanda, posta anche con leggerezza e curiosità sana, sia ammessa. In realtà a ben vedere, tutti questi interrogativi possono nascondere un versante discriminatorio o averlo chiaramente espresso. Altri semplicemente sono fatti con ingenuità o semplice curiosità. Rispondere a questi quesiti è difficile ma non impossibile. Innanzitutto occorre valutare il contesto in cui le domande vengono poste. Ad esempio, per un lavoro che include utilizzo di mezzi di guida, sarà necessario sottoporsi a test per valutare l’assunzione di medicinali o sostanze che ne possano precludere l’attività.
Occorrerebbe adottare un tipo di risposta assertivo, spostando il quesito su un piano che includa una risposta più generica. Alla domanda «Sei sposato? Vuoi dei figli?» si potrebbe rispondere semplicemente «sono disponibile a trasferte e ad impegnarmi per la mia professione». Su Internet e sui social sono presenti alcuni portali e alcune pagine che raccolgono informazioni sull’etica e la professionalità delle aziende. Prima di fare un colloquio, è meglio informarsi per evitare di incorrere in discriminazioni o in situazioni di disagio. E gli aspiranti lavoratori che domande possono o non possono fare al recruiter?
Serena Borrelli
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