Si riaccendono i toni dello scontro tra Trump e il resto del mondo e questa volta non è solo il Messico a essere chiamato in causa, ma anche il premier australiano Malcolm Turnbull. Motivo del recente scontro, verificatosi pochi giorni fa attraverso una telefonata tra lui e il presidente Trump, sarebbe il tema dei rifugiati; «l’Australia vuole esportare il prossimo attentatore di Boston», così avrebbe detto il Tycoon secondo quanto riportato dal Washington Post in riferimento all’accordo siglato tra Obama e Turnbull in base al quale gli USA avrebbero dovuto accogliere 1.250 rifugiati che attualmente si trovano in Australia.
Sulla stessa linea è lo scontro tra Trump e il Presidente del Messico, Pena Nieto: «Avete un sacco di bad ombres(persone cattive) laggiù, non state facendo abbastanza per fermarli. penso che i vostri soldati abbiano paura i nostri no, potrei inviarli laggiù per occuparsi della questione», così sembrerebbe essersi espresso il neo presidente degli States. Tale notizia, però, è stata subito smentita sia dalla Casa Bianca che dal ministero degli Esteri del Messico: «È una assoluta falsità fatta con una evidente cattiva intenzione, nella telefonata Trump e Pena Nieto sono giunti all’accordo di continuare a lavorare e che gli staff dei due paesi continueranno ad incontrarsi per giungere ad un’intesa positiva».
Due telefonate, dunque, che hanno messo in discussione tutta la politica costruita dall’ex Presidente americano Barack Obama. A tal proposito, Trump ha addirittura definito l’accordo siglato da Obama con Trumbull come «il peggiore della storia» perché se attuato metterebbe in ginocchio la potenza americana.
Ester Sbona
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