La vittoria del SÍ fra attacchi hacker, tablet in tilt e scrutatori sequestrati.
A poco più di ventiquattr’ore dalla diffusione dei risultati del referendum per l’autonomia, svoltosi domenica in Veneto e Lombardia, i pionieri dell’iniziativa, Luca Zaia e Roberto Maroni, non possono che dirsi soddisfatti. Il 98,1% dei veneti e il 95,7% dei lombardi ha, infatti, risposto positivamente al quesito referendario. In Veneto è stato abbondantemente raggiunto il quorum con un’affluenza del 57%, mentre la Lombardia si è aggirata attorno al 39%, dato comunque positivo soprattutto per chi, come il Presidente Maroni, confidava almeno nel 34% del referendum del 2001 sulla riforma del Titolo V.
Si è trattata, però, di una domenica al cardiopalma per il Pirellone che, dopo aver tanto decantato l’introduzione dell’e-voting, si è trovato a fare i conti con uno scrutinio elettronico lentissimo. Lo spoglio avrebbe dovuto concludersi due ore dopo la chiusura dei seggi, invece l’intera nottata e la mattinata successiva non sono bastate ad ottenere un quadro definitivo del referendum lombardo. Oltre ai numerosi tablet in tilt durante le votazioni, il punto critico sembra essere stato il passaggio delle chiavette usb contenenti i voti riversati dagli stessi tablet, con un conseguente e inevitabile sequestro di scrutatori e presidenti all’interno dei seggi fino alle tre di notte. E mentre su Facebook spopolavano i video e i post degli sfortunati scrutatori che ingannavano il tempo fra satira e improvvisate partite di pallone, il governatore Maroni, costretto a rinviare per ben tre volte la conferenza stampa, ha minimizzato il tutto parlando di «criticità» svoltesi alla chiusura dei seggi. Nonostante ciò, però, l’affluenza non è mancata: Bergamo, con il 47,37%, è stata la città in cui si è votato di più, mentre all’ultimo posto si è piazzato paradossalmente il capoluogo, Milano, con il 31,20%. A poco o nulla, evidentemente, è servito l’espediente dell’amministrazione di Parabiago, comune del milanese i cui cittadini sono stati avvisati del referendum dalle insegne luminose atte a regolare la circolazione del traffico, che recavano la scritta «Referendum per l’autonomia, SÍ vota oggi dalle 7 alle 23».
Il Veneto, invece, che pur essendosi affidato alle tradizionali schede di carta e matite copiative ha dovuto fare i conti con un attacco hacker, ha diffuso il primo risultato definitivo due ore dopo la chiusura dei seggi. Quasi 2.300.000 cittadini si sono espressi in favore del “SÌ”, contro gli appena 44mila del “NO”. «Abbiamo fatto la storia» ha dichiarato tronfio di soddisfazione il governatore Zaia «Questa chiamata di popolo è stata trasversale, ha coinvolto tutti i partiti politici. Ci candidiamo per essere laboratorio per l’autonomia nel rispetto della Costituzione». In conferenza stampa il presidente veneto si è detto, dunque, pronto a rivendicare tutte le 23 competenze previste dalla Costituzione, ma dinnanzi ad una paventata candidatura a premier, ventilata, fra l’altro da Massimo Cacciari, ha subito declinato «Non esiste, io resto in Veneto». Eguale soddisfazione per Maroni che, insignito del favore del popolo, ha annunciato l’avvio di una trattativa con il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
Fra i primi a complimentarsi dei risultati ottenuti spicca sicuramente il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: «Più di 5 milioni di persone oggi hanno votato per il cambiamento. É una vittoria non solo della Lega, ma soprattutto del popolo» e aggiunge «Alla faccia di Renzi che invitava a starsene a casa». Immediato anche l’appoggio di Forza Italia, già «sul carro dei vincitori», per cui i referendum sono stati il banco di prova per le prossime elezioni politiche. Offre, invece, una lettura leggermente differente la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «É evidente che i quesiti referendari non hanno affascinato i 14 milioni di cittadini chiamati al voto. Meno della metà di loro si è recata ai seggi, respingendo di fatto questa imposta plebiscitaria». Per quanto concerne il PD si è registrata, come da copione, una certa indecisione. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, aveva apertamente manifestato la propria adesione al referendum, così come il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che ha caldamente invitato a votare SÌ. In territorio non sospetto anche il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, non ha nascosto la propria propensione ad un’eventuale autonomia per le regioni. Di tutt’altra opinione è apparso, invece, il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, invitando ad un’«astensione consapevole». Piena soddisfazione, infine, anche per il Movimento 5 Stelle, che non ha perso occasione per rivendicare l’idea del voto elettronico.
Francesca Santi
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