Oltre al danno la beffa. Reduce da un periodo tutt’altro che positivo, con la vittoria risicata in quel di Reggio Emilia con Israele che non è bastata a cancellare il pesante ko subito contro la Spagna a Madrid, l’Italia frena proprio nel momento della verità, quello in cui era necessario portare a casa i tre punti per tante ragioni. Per il ranking, per i playoff di qualificazione ai Mondiali, certo, ma anche e soprattutto per il morale di un gruppo ferito nell’orgoglio e da cui si aspettava una reazione impavida e gagliarda. L’occasione era quella adatta per riuscire nell’impresa, con il supporto del pubblico di Torino contro una Macedonia che ormai non ha più nulla da chiedere al girone, essendo da tempo fuori dai giochi in ottica Mondiali. Sfida sulla carta abbordabile, ma la vittoria di un anno fa a Skopje, piuttosto sofferta e arrivata soltanto nei minuti finali, dopo aver a lungo temuto addirittura la sconfitta, aveva messo in guardia gli azzurri.
Accantonato (definitivamente?) il 4-2-4, schieramento piuttosto atipico che aveva fatto finire Ventura sul banco degli imputati dopo il 3-0 rimediato con la Spagna al Santiago Bernabéu, l’Italia scende in campo con il 3-4-3, in cui la BBC (Barzagli-Bonucci-Chiellini) – ormai soltanto un dolce ricordo per la Juventus – sopravvive almeno in Nazionale, anche in questo caso a protezione di Buffon. A centrocampo spazio a Gagliardini e Parolo in mezzo – infortunati De Rossi, Verratti e Pellegrini – e Zappacosta e Darmian sulle corsie esterne, con Verdi e Insigne a supporto dell’unica punta Immobile. L’altro assente di lusso è Belotti, che segue i suoi dalla tribuna dello stadio Olimpico Grande Torino, indossando per una sera i panni del tifoso insieme alla sua gente, i numerosi supporter granata che ogni domenica gioiscono per i suoi gol. Oltre al nuovo logo presente per la prima volta sulle magliette, il capitano Gigi Buffon indossa la nuova maglia degli azzurri. Sperando di poterla vedere indosso ai nostri giocatori tra qualche mese in Russia.
Sembrava una sfida abbordabile e invece, come all’andata, la Macedonia ci mette in difficoltà sin dalle prime battute, risultando compatta e ben organizzata in fase difensiva e abile nel gestire le nostre sortite offensive e ripartire in contropiede. L’Italia non riesce a sbloccare il punteggio, i tentativi degli uomini di Ventura non vanno a buon fine e i giocatori che dovrebbero essere in grado di creare azioni degne di nota finiscono per perdersi nella mediocrità generale. La lampadina della fantasia non si accende né per Insigne né per Verdi, piuttosto avulsi dal gioco e incapaci di dare una sterzata significativa a una gara a dir poco intricata. L’attaccante del Napoli, però, ha il merito di dare il via all’azione che porta al gol del vantaggio azzurro, servendo a Immobile un ottimo pallone in area di rigore: il suo ex compagno di squadra ai tempi del Pescara premia l’inserimento di Giorgio Chiellini, che era rimasto in attacco sugli sviluppi di un calcio d’angolo, consentendo al difensore toscano di siglare il suo ottavo gol in Nazionale alla presenza numero 93 a cinque minuti dal termine del primo tempo.
Per l’esperto centrale della Juventus è un gioco da ragazzi battere a rete da pochi passi, con Dimitrievski – che l’Udinese acquistò nel 2012, per poi cederlo al Granada – inevitabilmente battuto. Ventura auspica che si tratti del gol che possa sbloccare i suoi, anche e soprattutto dal punto di vista mentale, ma nella ripresa le cose continueranno a non andare nel verso giusto. L’Italia sembra essere in grado di gestire il vantaggio di misura, seppur insufficientemente per resistere fino al fischio finale. La Macedonia bussa più volte alla porta di Buffon, mette in apprensione la retroguardia azzurra e cerca con grande determinazione il gol del pareggio, mettendo in campo quella grinta che all’Italia manca dall’inizio alla fine. E, proprio sul finale, gli sforzi degli uomini di Angelovski vengono premiati dal centrocampista del Palermo Aleksandar Trajkovski, che supera Buffon da distanza ravvicinata con un diagonale di destro potente e preciso su assist del giocatore del Genoa nonché capitano dei macedoni Goran Pandev.
Quest’ultimo aveva assicurato che i suoi avrebbero fatto di tutto per uscire a testa alta dal confronto con la ben più quotata Nazionale azzurra e così è stato. A circa tredici minuti dalla fine, dunque, arriva la doccia fredda per l’Italia, incapace di reagire in maniera concreta e volitiva. Finisce 1-1, un pari tutto sommato giusto e che mette in evidenza tutti i limiti di una squadra, quella di Ventura, che in questo momento è in enorme difficoltà e fatica a tirarsene fuori. Sarà bene farlo immediatamente, perché il playoff è dietro l’angolo (non c’è però la certezza aritmetica, manca ancora un punto) e farsi trovare impreparati, spaesati e confusi sarebbe un rischio troppo grande per un appuntamento così importante, cui è appeso il destino di una Nazionale che è abituata a ben altro.
Come già avvenuto nelle scorse settimane, l’operato di Ventura è finito fortemente nel mirino della critica. In molti chiedono la sua testa, ma è così scontato che l’andamento negativo e deludente dell’Italia sia riconducibile soltanto all’ex tecnico del Torino? Anche con Marcello Lippi e Antonio Conte – tanto per citare due allenatori che hanno rappresentato una possibilità di svolta nell’ultimo decennio – nelle qualificazioni (Mondiali il primo, Europei il secondo) si è fatta parecchia fatica, eppure l’obiettivo finale è stato pienamente centrato. La differenza sostanziale era che i due allenatori sopracitati non hanno dovuto fare i conti con una squadra del calibro della Spagna, piazzandosi senza troppi patemi d’animo al primo posto finale. Al di là di questo, però, non è tanto il ko con le Furie Rosse ad aver fatto perdere fiducia nei confronti di Ventura alla stragrande maggioranza di tifosi e addetti ai lavori, quanto piuttosto la mancanza di carattere e grinta di un gruppo che fatica anche negli impegni più agevoli.
Anche la scelta di rinunciare a nomi importanti (Balotelli e Zaza in particolar modo) ha fatto storcere il naso a molti, ma questo è un discorso a sé per il quale saranno necessarie specifiche riflessioni e analisi sulle decisioni di Ventura dal suo insediamento ad oggi e sullo stato di forma dei giocatori che compongono la lista degli “esclusi”. Nel frattempo, ciò che conta davvero è il verdetto emesso dal campo, che di fatto rimanda ancora una volta l’Italia. In un momento del genere, in cui le certezze si contano sulle dita di una mano e i dubbi abbondano, bisogna cercare di voltare pagina al più presto. Dopo la gara con l’Albania potremo tirare in maniera definitiva le somme del percorso svolto nel girone di qualificazione. L’imperativo in casa della squadra guidata da Christian Panucci è solo uno, piuttosto chiaro: vincere e convincere.
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Categoria: Sport
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