Cristian Provvisionato, 43 anni bodyguard di Cornaredo (Milano), da poco meno di due anni è in stato di fermo in Mauritania senza che la diplomazia italiana sia ancora riuscita ad ottenere alcun risultato. L’uomo sarebbe in stato di arresto nel paese africano dall’agosto del 2015 in seguito alle accuse per una presunta truffa informatica a discapito del governo locale da parte di alcune società impegnate nella vendita di software-spia. In realtà, però, queste accuse non risultano direttamente a carico del giovane, il quale sarebbe trattenuto dal governo mauritano come “figura di garanzia”, per indurre il pool di società estere responsabili della truffa per oltre un milione e mezzo di euro a pagare le conseguenze del loro atto criminale. Tra le società incriminate, infatti, risulterebbe anche la società milanese che nell’estate di due anni fa ha convocato Cristian in Mauritania per sostituire un informatico.
La madre di Cristian, Doina Coman, fermamente convinta della sua innocenza, in questi giorni per richiamare l’attenzione sulla condizione del figlio, ormai a tutti gli effetti ostaggio politico, ha intrapreso una marcia di 250 chilometri da Siena a Roma diretta alla Farnesina, stanca ormai di vedere messa in ombra ingiustamente la drammatica situazione della sua famiglia, specialmente dopo i recenti tempestivi sforzi diplomatici per riportare a casa il giornalista Gabriele Del Grande, recluso in Turchia. «I figli della patria sono tutti uguali, perché mi viene detto che le due questioni sono differenti? Perché il governo non interviene in modo diretto come è avvenuto per Del Grande? Sono passati due anni e mio figlio è ancora lì, da innocente». La donna ha spiegato così ai giornali il suo gesto, asserendo l’intenzione da parte di suo figlio di dar inizio ad uno sciopero della fame se il suo appello non sarà ascoltato.
Cristian attualmente sarebbe bloccato nella caserma dell’antiterrorismo della capitale Nouakchott. Da cittadino che non ha commesso reati, ha la possibilità di utilizzare il telefono cellulare per tenersi quotidianamente in contatto con i suoi cari e può circolare liberamente all’interno della caserma, ma non può in alcun modo allontanarsi da essa. Una vicenda quasi paradossale che ha trasformato completamente la vita di quest’uomo, che inizialmente si era recato nel paese solo per portare a termine una presentazione di lavoro, per poi rientrare in Italia dopo sole due settimane. Ma per lui sono scattate le manette, questa presentazione non è mai stata fatta e a casa non ha più fatto ritorno. Secondo la madre da allora la vita di suo figlio si sarebbe fermata. L’uomo inoltre essendo diabetico e non avendo a disposizione le cure adeguate, negli ultimi mesi avrebbe perso trenta chili mettendo a repentaglio la sua salute. Il ministero degli Esteri secondo i genitori finora si sarebbe rifiutato di intervenire direttamente nella vicenda non ritenendolo suo compito, ma mentre i mesi trascorrono e le condizioni di Cristian si aggravano, sembra ormai doveroso un intervento tempestivo per restituire l’uomo ingiustamente abbandonato all’affetto dei suoi cari.
Diana Avendaño Grassini
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