Dopo le elezioni parlamentari del 4 marzo 2018, ecco di ritorno uno dei motti più famosi degli ultimi anni, diventato tale da quando, nel 2016, il popolo italiano ha detto di no alle trivelle: “Ciaone”. Alla luce di quanto accaduto, infatti, l’Italia ha nuovamente detto no al Partito Democratico, costringendo, Matteo Renzi, alle dimissioni. Proprio per questo, all’indomani del voto, riecco su Twitter l’hashtag di tendenza #Ciaone. Ma cosa vuol dire, esattamente, questo termine, ormai diventato di uso comune nella lingua parlata di tutti i giorni?
A tal proposito, come riporta agi.it, per spiegare dettagliatamente cosa significhi “Ciaone”, l’enciclopedia Treccani le ha dedicato uno spazio come voce ufficiale della lingua italiana. Non a caso, chi la pronuncia, sa perfettamente che si tratta di una canzonatura bella e buona nei confronti di quella determinata persona (in questo caso di Renzi). Non tutti, però, sanno che nel 2016, quando la parola fece il suo esordio, fu un altro esponente del Pd, Ernesto Carbone, ad averla portata alla ribalta, per festeggiare – allora – il risultato negativo delle trivelle. Tuttavia, “Ciaone” non è un termine desueto negli altri campi dello scibile umano; anzi, si presume che esso sia entrato a far parte della nostra lingua ancor prima del 2016.
Nello specifico, in un film del 2014, Confusi e felici, l’attrice Caterina Guzzanti dice “Ciaone” per sminuire le prestazioni sessuali del marito, interpretato da Claudio Bisio. Ma non ha avuto spazio solo al cinema, bensì anche nel contesto radiofonico come quello di Dimensione Suono, il cui speaker, Ignazio Failla, lo aveva già pronunciato nel 2013, tanto da indurre molti a dare a lui il merito di averla scoperta. Insomma, dalla musica alla politica, “Ciaone” è un vocabolo di gran moda nella lingua parlata e non esiste circostanza più o meno formale, poiché, a quanto pare, si addice a qualsiasi contesto grammaticale. È, quindi, diventato così semplice scoprire una nuova parola? Al popolo l’ardua sentenza.
Anastasia Gambera
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