Dopo attese interminabili, costate la sofferenza di molti, il biotestamento è adesso legge dello Stato. Arriva oggi l’approvazione del Senato della Repubblica con 180 voti favorevoli, 71 contrari e 6 astenuti. Dopo più di otto mesi di dibattito parlamentare, il disegno di legge viene accolto tra gli applausi dell’aula di Palazzo Madama. Fondamentale per l’approvazione della disposizione la convergenza dei voti del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico, MdP e Sinistra Italiana. Una pagina scritta e celebrata da molti autori, da Paolo Gentiloni a Pietro Grasso, da Di Battista a Laura Boldrini. Emblematiche e toccanti le lacrime di gioia in aula di Emma Bonino, Mina Welby e gli esponenti dell’Associazione Luca Coscioni. Contrari al provvedimento gli esponenti del centro-destra e del mondo cattolico, secondo i quali il testamento biologico equivarrebbe ad un suicidio assistito.
Occorre adesso comprendere quali saranno le misure e i profili di rilievo che la legge contiene al suo interno. In primo luogo, va precisato che non vi è compresa alcuna forma di suicidio assistito, essendo estremamente differenti gli aspetti interessati. Infatti, il biotestamento introduce disposizioni inerenti il consenso informato al paziente, le terapie del dolore e misure sulla nutrizione e l’idratazione durante i trattamenti sanitari. Il primo punto, infatti, prevede il necessario rilascio del consenso dell’interessato per qualsiasi trattamento sanitario, salvo che si tratti di incapaci, per i quali saranno i tutori o fiduciari a provvedere. Viene poi ribadito il diritto del paziente ad una piena cognizione delle implicazioni che ogni trattamento potrà avere sulla salute personale, e dovrà essere informato di eventuali cure alternative che potrebbero essere sostenute.
Per iscritto o con un audio, l’interessato potrà rendere le disposizioni anticipate di trattamento (dat), che varranno a manifestare la sua volontà per i trattamenti che intenderà subire o escludere. Il paziente potrà anche decidere di non essere nutrito o idratato, essendo considerate le due pratiche dei veri e propri trattamenti sanitari. Viene in parte risolta anche la problematica degli obiettori di coscienza: infatti, il medico potrà ancora rifiutarsi di applicare determinate cure secondo un convincimento personale, ma la struttura sanitaria sarà tenuta a rispettare la volontà del malato, ed eventualmente responsabile in caso di inadempimento. Importanti disposizioni sono introdotte anche in tema di terapia del dolore. I medici non potranno applicare trattamenti irragionevoli o sproporzionati, che cagionino inutili sofferenze. Saranno inoltre tenuti a tentare di alleviare il dolore fisico del paziente, anche in caso di rifiuto delle cure.
Francesco Laneri
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