Potrebbe essere giunta al capolinea l’offensiva contro il sedicente Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS), che già da alcuni mesi ha iniziato a perdere pezzi nell’ambito del confronto sul campo con le locali forze d’opposizione, composte da circa 30-40 mila guerriglieri arabo-curdi riuniti sotto la bandiera delle forze democratiche siriane per tre quarti appartenenti al Ypg (considerato dalle autorità turche alla stregua di un movimento con scopi e finalità “terroristiche”).
Nel corso del vertice tenuto ad Antalya, i capi di Stato maggiore di Stati Uniti d’America, Russia e Turchia avrebbero preso la decisione di sferrare l’attacco conclusivo a Raqqa, città-roccaforte di Daesh in Siria che contava oltre 500mila abitanti prima dell’inizio delle ostilità, nonché ultimo baluardo in possesso dei jihadisti dopo che questi hanno perso nel giugno scorso il controllo di Falluja, in Iraq, e di gran parte della regione di Mosul. Adesso anche cinturati dai curdi proprio a ridosso della linea fortificata di Raqqa, dove si stanno dirigendo anche le milizie governative del presidente siriano Bashar al-Assad sostenute da reparti speciali russi.
Secondo quanto riportato ieri da The Washington Post, il contingente americano presente in acque persiche (400 uomini appartenenti al corpo dei marines, dichiara il colonnello John Dorian) sarebbe stato dislocato nella regione con finalità di supporto alle forze operative già da mesi sul campo di battaglia. L’operazione consente agli americani di mostrare i propri “muscoli”, dato che i reparti impiegati dispongono di artiglieria pesante (si parla di cannoni da 155mm come quelli adoperati a sud di Mosul), che sarà utilizzata per abbattere alla distanza di 32 chilometri le posizioni dello Stato islamico collocate nel perimetro esterno della città, in modo da aprire all’avanzata centrale dei guerriglieri curdi. Il dispiegamento delle forze in campo è stato confermato dagli ufficiali statunitensi, i quali per ovvie ragioni di sicurezza non hanno reso noto agli organi di stampa l’esatta collocazione delle truppe. Al vaglio della Casa Bianca ci sarebbe l’invio di altri uomini in Medio Oriente in qualità di forze di riserva nella lotta all’ISIS, scrive Reuters. Inoltre, sul tavolo dello Studio Ovale si starebbe discutendo la proposta di lasciare uno spazio decisionale maggiore ai comandanti presenti sul posto, in modo tale da rispondere con più rapidità a situazioni impreviste o attacchi sul campo ad opera delle milizie guidate dal califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che nel frattempo avrebbe fatto perdere tracce di se lasciando il comando delle truppe ai suoi sottoposti in Siria.
Gabriele Mirabella
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