L’8 novembre 2016 sarà eletto il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Tra poco più di un mese, gli occhi della politica e dell’economia saranno puntati verso lo stato più importante del mondo, che dopo ben 8 anni dirà addio alla presidenza Obama, per lasciare spazio ad uno tra Hilary Clinton e Donald Trump, candidati, rispettivamente, del Partito Democratico e di quello Repubblicano. Quanti davvero sanno, però, come funziona il sistema elettorale negli USA? Quanti conoscono i “grandi elettori”? E quanti, ancora, sanno come votano gli eroi per eccellenza, gli astronauti? Ecco tutto quello che (forse) non sapete sulle elezioni più importanti del globo.
Quello eletto sarà il 45° presidente della storia statunitense. A contendersi un posto alla casa bianca saranno, come già detto, il multimiliardario Trump e la ex first lady Hilary Clinton. Quest’ultima potrebbe addirittura riscrivere la storia, diventando di fatto la prima donna a capo degli Stati Uniti. Quelli che molti non sanno, però, è che non è lei la prima donna a concorrere per un ruolo del genere. È Victoria Woodhull, infatti, a detenere questo singolare primato. Candidata nel 1872, era una donna molto avanti coi tempi, non solo per la politica ma anche per essere diventata la prima donna direttrice di un giornale.
Le elezioni, come di consueto, si terranno il martedì successivo al primo lunedì del mese di novembre. Tale tradizione è radicata addirittura da metà 800, per agevolare i contadini che, in tal modo, potevano viaggiare fino alla sede del seggio, per poi tornare in tempo a casa e riposarsi in vista del mercato settimanale (che si teneva il mercoledì). Grande particolarità delle elezioni americane è, inoltre, la totale assenza di seconde votazioni popolari. Se durante l’election day dell’8 novembre, nessuno dei due candidati dovesse raggiungere il quorum, spetterà poi alla camera dei rappresentanti decidere il nuovo presidente degli Stati Uniti.
Ma come funziona il sistema elettorale? Sebbene i cittadini siano chiamati a votare, saranno poi i “grandi elettori” ad eleggere di fatto il presidente tra i due candidati. Il sistema è quello del winner takes all: ogni singolo americano andrà a votare in realtà per il gruppo che sostiene il candidato; se questo prenderà anche un singolo voto in più rispetto all’altro, si porterà a casa tutti i “grandi elettori” di quello stato. Dunque, se il candidato dovesse vincere le elezioni in California, riuscirà a portarsi ben 55 grandi elettori dalla sua parte, quanti appunto quelli dell’intero stato californiano.
La quota necessaria per vincere è di 270 “grandi elettori”. Saranno loro a votare direttamente il candidato presidente il lunedì dopo il secondo martedì di dicembre (quest’anno sarà il 19). Ovviamente il risultato sarà preannunciato già dalle votazioni di novembre, dato che i “grandi elettori” che saranno chiamati a votare sono legati alla lista del candidato presidente. Nonostante questo, però, ci sono stati dei casi di infedeltà, in cui alcuni senatori o deputati legati ad un partito non hanno poi votato per il candidato grazie al quale sono stati nominati.
È chiaro che questo non è comunque un sistema elettorale perfetto: prova tangente si ebbe nel 2000, quando il candidato Al Gore, nonostante mezzo milione di voti popolari in più, si vide soffiare la Casa Bianca da George Bush, che ottenne un numero di “grandi elettori” maggiore grazie ai voti della florida (che furono poco più di 500 rispetto a quelli dati all’altro candidato).
Come si vota? Il sistema, incredibilmente, non è univoco per tutti: ci sono Stati che usano il caro e vecchio foro nelle schede e quelli che usano, invece, la lettura ottica. Ma non abbiamo finito qui. Gli astronauti, per esempio, inviano una mail protetta ad un impiegato della contea di Harris, vicino Houston, che poi verrà ricopiata a mano da questo in totale riservatezza e segretezza. Ovviamente poi, nell’era dei social, non potevano mancare anche gli schermi touch per votare. Questi però, a detta di molti, sono dei macchinari molto più deboli dei semplici iPhone, per quanto riguarda la sicurezza, e la possibilità di hackeraggio è più concreta che mai. Appunto per questo saranno monitorati ogni singolo minuto da esperti nel settore, che cercheranno di sventare ogni possibile attacco con ogni mezzo.
Comunque vada a finire, queste saranno probabilmente ricordate come le elezioni dei social. Nelle varie piattaforme gli elettori si informano (secondo gli esperti siamo ad una percentuale del 44% circa), ma allo stesso tempo i candidati usano qualunque mezzo, che siano i 149 caratteri di Twitter o lunghi post su Facebook, per conquistare assenso. Per fare un piccolo esempio, nel 2008, il tweet di Obama sulla storica vittoria alle elezioni fu retweettato 157 volte. Oggi i vari contenuti postati da Clinton e Trump raggiungono facilmente anche 100 mila interazioni.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»