Alla vigilia delle elezioni in Gran Bretagna, gli esiti sembrano già annunciati. La conservatrice Theresa May è favorita al laburista Jeremy Corbyn, secondo tutti i sondaggi e i cittadini britannici, ma potrebbero non mancare le sorprese.
La Gran Bretagna tornerà alle urne prima del previsto. Dopo aver assicurato più volte, nel corso di diversi mesi, che le elezioni si sarebbero tenute alla scadenza naturale delle legislatura nel 2020, il 18 aprile 2017 la premier May ha annunciato una mozione in Parlamento per lo scioglimento anticipato della Camera dei Comuni, fissando le snap election (elezioni lampo) per l’8 giugno 2017. La candidata Conservatrice May, forte del consenso ottenuto con il referendum Leave or Remain, del 2016, si è sempre dimostrata molto sicura riguardo la sua vittoria alle elezioni, riducendole ad una formalità. Recenti sondaggi però, stanno dimostrando che forse ottenere la maggioranza non sarà così semplice. Con il loro leader principale schierato, Jeremy Corbyn, i laburisti stanno recuperando punti. Si è passati da una valutazione di almeno 20 punti in percentuale di vantaggio (che assicurerebbe una grande maggioranza alla Camera dei Comuni) a quelle attuali, che invece oscillano tra il 10 e il 3%. Il sistema elettorale britannico, che è un maggioritario puro, favorisce la competizione tra solo due, quelli storici, dei sette partiti della Gran Bretagna: i conservatori e laburisti. Chi sono i due candidati principali e quali sono i loro programmi?
Theresa May, l’Incoerente
Favorita assoluta delle elezioni, è premier del Regno Unito dal 13 luglio 2016, dopo aver vinto le primarie del suo partito ed essere subentrata al dimissionario David Cameron. A 60 anni, è la seconda donna a ricoprire la carica di Primo Ministro dopo Margaret Thatcher. Durante la campagna elettorale per il referendum del leave/remain, la sua posizione era discretamente a favore della permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. Oggi dichiara di voler una Gran Bretagna «più forte, giusta, unita e rivolta verso l’esterno». Vuole raggiungere maggiore consenso per poter avere maggior controllo sui negoziati con l’Unione Europea e opporsi ai tentativi di sabotaggio pro-Remain. Con il suo “piano a 12 punti”, nei prossimi cinque anni di legislatura, vuole portare a compimento la cosiddetta hard Brexit «fuori dal mercato unico e controllo dell’immigrazione anche dagli stati UE», garantendo al Paese un libero mercato senza dazi, la fine della giurisdizione delle Corti europee, la fine della libera circolazione e l’ambiziosa promessa di ridurre gli ingressi nel Paese al di sotto dei 100 mila l’anno. Altra questione a cuore della May è quella che riguarda il sociale. Ha dichiarato di voler riordinare il welfare creato dai laburisti ed eliminare diversi privilegi dei pensionati per finanziare l’assistenza pubblica, tra cui la costruzione di un milione di case a prezzi popolari, lo stanziamento di 8 miliardi di sterline per il sistema sanitario e la protezione di 140 mila dipendenti ospedalieri. Per quanto riguarda la questione terrorismo, che nelle ultime settimane sta tragicamente colpendo l’Inghilterra, la premier ha ribadito che «i valori della Gran Bretagna prevarranno», decidendo di innalzare il «livello di allerta al terrorismo da critico a grave».
Jeremy Corbyn, il Tiepido
68 anni e parlamentare dell’House of Commons dal 1983, dopo la vittoria del Leave Corbyn è stato sfiduciato dalla maggioranza del suo partito per non aver sostenuto sufficientemente la campagna pro-remain e per la sua posizione europeista troppo tiepida. Il leader si è rifiutato di dimettersi ed è riuscito a farsi rieleggere alle nuove primarie. La stampa britannica ha definito il suo programma il più di sinistra degli ultimi 35 anni: controllo statale delle ferrovie, delle poste e del settore energetico, graduale cancellazione della “tuition fee” (la retta d’iscrizione all’università), costruzione di alloggi popolari, nuovi fondi per aiutare i senza tetto, aumento dei finanziamenti per il welfare. Per quanto riguarda la Brexit, Corbyn si oppone al Leave, almeno fino a quando non ci sarà un accordo di collaborazione commerciale e doganale con l’Unione Europea. Il suo percorso alle elezioni 2017 è fortemente in salita, poiché, nonostante l’aumento degli iscritti grazie al consenso riscosso dal candidato, il partito è ai minimi storici dagli anni ’80. Nel caso di vittoria, Corbyn ha annunciato di proporre quattro nuovi giorni di vacanza, i bank holiday, uno per ogni santo patrono delle quattro nazioni del Regno Unito. E a proposito dei recenti attacchi terroristici, ha sottolineato la necessità di una nuova politica estera «per ridurre, invece che incrementare, la minaccia del terrorismo», puntando il dito contro il concetto di «guerra al terrorismo», che semplicemente «non funziona».
Sara Forni
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