Da settimane, ormai, proseguono gli scontri fra manifestanti e forze di polizia in Francia. Proprio nei giorni dell’inaugurazione dei Campionati di Calcio EURO 2016, gli scioperi hanno coinvolto il settore dei trasporti, dei camionisti e perfino degli addetti alla nettezza urbana. A provocare tutto questo è stata una legge molto discussa, la Loi travail. In cosa consiste?
Nella volontà dei promotori, la riforma del mercato del lavoro vorrebbe ispirarsi a quelle già realizzate in Germania, Italia e Spagna e dovrebbe essere una riscrittura del Codice del Lavoro, volta ad incentivare le imprese ad assumere a tempo indeterminato i propri dipendenti, anche attraverso una maggiore flessibilità in uscita. Per raggiungere questo obiettivo è stata prevista una razionalizzazione della negoziazione collettiva, al fine di rendere più dinamica la trattativa fra datori di lavoro e lavoratori, prevedendone tre livelli: le disposizioni generali di legge, la contrattazione collettiva inserita negli accordi di settore e gli accordi residuali, da applicarsi in assenza di accordi collettivi. Per entrare in vigore, tuttavia, i contratti collettivi richiederanno una rappresentazione da parte delle sigle sindacali che sale dal 30% ad almeno il 50% dei lavoratori. Tutte le misure adottate in tale ambito puntano ad aumentare la flessibilità senza precarizzare il lavoro, consentendo alle aziende di ridefinire gli orari di lavoro in conseguenza delle variazioni dei picchi d’attività del ciclo economico, per un orizzonte superiore all’anno e inferiore ai tre.
Un altro strumento pensato per ridurre la disoccupazione consiste nel rendere più prevedibile il costo del licenziamento. Gli imprenditori, infatti, lamentano da tempo il problema dell’incertezza giudiziale nei tempi e nei costi, che li spingono ad essere più cauti nel numero delle assunzioni. Per porvi rimedio, il Governo transalpino ha deciso di ridurre il numero dei settori professionali senza intaccarne la struttura, andando di conseguenza a semplificare anche i procedimenti giudiziari collegati. Inoltre, si è mirato a ridurre la discrezionalità dei giudici, regolando meglio i licenziamenti per giusta causa e per motivi economici e garantendo, in questo modo, più trasparenza per le parti. Nella stessa direzione va anche la parificazione di trattamento in caso di licenziamento di lavoratori con profili simili, o sulla base dell’anzianità lavorativa.
Infine, il terzo caposaldo della riforma riguarda la formazione professionale: dal 1 gennaio 2017 entrerà a regime il CPA (Compte personnel d’activité), pensato per garantire un livello base di formazione a chiunque, allo scopo di facilitare le transizioni professionali e di incentivare l’auto-imprenditorialità, nonché di orientare i tanti ancora in cerca di lavoro, rendendo così più efficiente la loro ricerca. Basterà questo a ridurre la disoccupazione, specie quella giovanile, e a invertire la tendenza del mercato del lavoro verso una sempre maggiore precarizzazione? Per la CGT (il maggior sindacato francese) no, per l’esecutivo guidato da Manuel Valls sì. Soltanto il tempo rivelerà chi avrà avuto ragione.
Lorenzo Guasco
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