BRUXELLES – La proposta di accordo fra Unione Europea e Turchia continua a suscitare polemiche. Dopo il Parlamento europeo e l’UNHCR, anche i governi italiano, spagnolo e cipriota hanno espresso perplessità sul tema. Nessuno si mette di traverso all’idea di una maggiore cooperazione, ma tutti e tre innalzano dei paletti a tutela dell’identità stessa dell’UE.
Il premier italiano Matteo Renzi, a tal proposito, traccia dei limiti ad un eventuale accordo, il quale non deve «rinunciare ai valori che caratterizzano l’Europa», anzi, quest’ultima deve essere in grado di elaborare «una risposta unitaria che non sia fondata sulla paura e sui muri».
Ancora più specifica è la questione posta dal ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Garcia-Margallo, che considera inaccettabile qualsiasi espulsione di tipo collettivo, giudicata «contraria alla legalità internazionale, alla convenzione di Ginevra, all’articolo 78 del trattato sul funzionamento dell’UE». Proprio per la tutela dei diritti umani di chi tenta la fortuna scappando dalla guerra, Margallo dichiara che «la Spagna sta lavorando con delegazioni di altri Paesi perché tutti sul territorio europeo abbiano diritto ad un trattamento individuale».
Cipro, addirittura, si dice pronta ad utilizzare il proprio veto qualora entrasse in agenda l’apertura di nuovi capitoli negoziali per l’accesso della Turchia all’UE. Ciò è dovuto al fatto che Ankara, nel 2005, ha pubblicato un documento ufficiale nel quale viene riaffermato il non riconoscimento della Repubblica di Cipro, definita come «defunta». Proprio per risolvere questa diatriba, Donald Tusk è volato nei giorni scorsi a Nicosia per un colloquio con il presidente Nikos Anastasiadis. Colloquio che, però, non pare aver portato a miti consigli, tanto che quest’ultimo ha tenuto a ribadire ai suoi partner europei che «accettare la domanda turca senza che la Turchia metta in atto gli obblighi in sospeso da lungo tempo, costituirebbe, con il mio consenso, l’accettare che la Repubblica di Cipro è defunta».
A causa delle numerose obiezioni sollevate, il presidente del Consiglio europeo ha spiegato che la proposta turca «deve essere ribilanciata e deve essere accettabile per tutti i ventotto e per le istituzioni UE» sottolineando come «nessun Paese terzo può mai essere più importante per me di alcuno Stato membro». Anche a costo di ritardare i tempi, è necessario assicurare che «ogni richiedente asilo abbia una valutazione individuale in Grecia prima di essere rimandato in Turchia e che chiunque ha diritto alla protezione internazionale riceva il trattamento adeguato in Turchia». Resta, comunque, la necessità di un dialogo volto a dare nuova linfa alle relazioni fra Bruxelles e Ankara, relazioni che «vanno ben oltre l’immigrazione».
Lorenzo Guasco
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