Che il panorama politico internazionale abbia subito una trasformazione radicale e che gli attuali equilibri mondiali siano tremendamente fragili sono dei dati di fatto inconfutabili: ne sono esempi la querelle degli accordi climatici di Parigi e l’esito dell’atteso G7 di Taormina. Non sorprendono, pertanto, le conclusioni che il mondo intero ha potuto trarre dall’osservazione dell’andamento del G20 , tenutosi ad Amburgo durante gli ultimi giorni.
Attesissimo dai media di ogni paese era, certamente, Donald Trump. Il Presidente americano, dopo essersi reso nuovamente partecipe nelle ultime settimane di altre controversie legate al trattamento della stampa e alle continue accuse di fake news rivolte alla CNN, è volato in Germania per quello che è stato finora il suo impegno internazionale più importante: il confronto diretto con Vladimir Putin. Com’è noto, sull’amministrazione Trump sono da sempre aleggiate le nubi dell’interferenza russa sull’esito delle elezioni di Novembre – il che ha portato alle dimissioni dell’ex Consigliere per la Sicurezza Michael Flynn e al licenziamento dell’ex capo della FBI James Comey – e, durante il meeting di Amburgo, i due leader si sono incontrati per discutere di tali accuse. Rex Tillerson, Segretario di Stato americano riferisce di un’ampia conversazione tra Trump e il Presidente russo in merito alle presunte insinuazioni di hackeraggio riportate dalla stampa. «Mi ha fatto delle domande. Io ho risposto. Mi è sembrato che fosse soddisfatto» così ha commentato il Presidente russo Putin in merito all’incontro di due ore e mezza con il neo Presidente americano; il Ministro degli Affari Esteri russo Sergey Lovrev ha anch’egli riferito della buona riuscita del vertice e della soddisfazione del Presidente Trump riguardo alle risposte ricevute.
Durante il meeting di Amburgo uno degli argomenti più importanti e delicati è stato, indubbiamente, quello del clima e della protezione dell’ambiente. È ancora recente nella mente di tutti l’abbandono degli Stati Uniti dal trattato di Parigi e il G20 non ha fatto altro che rimarcare questa insormontabile differenza tra l’America e il resto del mondo. La dichiarazione finale del vertice mondiale, in questo aspetto, parla chiaro:«si prende atto» che gli Stati Uniti abbiano scelto una strada ben diversa dagli altri paesi, le promesse elettorali del Presidente Trump di rivitalizzare l’industria del carbone in Illinois e la costruzione dei nuovi oleodotti che percorreranno gran parte del Midwest si sono rivelate incompatibili con gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento stabiliti dal resto del mondo e né l’incontro con la Cancelliera tedesca Angela Merkel, né l’incontro con il neo Presidente Macron sono stati sufficienti per dissuadere il Presidente americano. Il vero strappo inconciliabile, tuttavia, si ha sull’introduzione di «misure difensive» richieste dagli Stati Uniti sul commercio dell’acciaio in caso di «prassi scorrette» non ben identificate: un colpo gravissimo per il libero mercato e per il commercio internazionale nell’ottica di lotta a politiche di protezionismo.
Al termine della giornata il Presidente americano ha incontrato anche il Regno Unito, in quello che è stato il più grande impegno ufficiale della Premier Theresa May dopo il tracollo alle elezioni di Giugno. Al termine del meeting è stato annunciato l’inizio delle trattative per un accordo commerciale che interesserà in tempi brevi entrambi gli Stati. «Abbiamo cominciato a lavorare su un importante accordo […] sarà pronto molto, molto velocemente».
Un altro dei temi più dibattuti e controversi del vertice internazionale è stato quello relativo all’emergenza migranti. Nonostante le frequenti, infelici uscite sull’argomento che hanno acceso la stampa delle ultime settimane, anche al G20 è stata affrontata la questione. Dalla dichiarazione finale si evince che «gli Stati hanno il diritto a tutelare i loro confini e a stabilire politiche nell’interesse nazionale» nell’ottica di «sforzi globali e azioni coordinate», un linguaggio da «Nazioni Unite» che – come commenta il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – non contribuisce granché a cambiare la posizione dell’Italia sull’argomento. È indubbio che il compromesso raggiunto non rappresenti una soluzione definitiva per l’emergenza in atto; il Primo Ministro, tuttavia, sottolinea l’importanza del ruolo che l’Italia sta svolgendo in ambito umanitario e quanto «da parte dei Paesi dell’Unione Europea sia difficile fuggire alla responsabilità di un’azione solidale e concertante».
Mentre i membri del G20 discutevano delle nuove politiche mondiali e ascoltavano l’Inno alla Gioia nella nuova Elbphilarmonie di Amburgo – una delle sale da concerto più avanzate del mondo – per strada si consumavano le proteste degli attivisti e dei no-global. Il bilancio finale conta più di 200 ufficiali di polizia feriti durante gli scontri e 144 manifestanti arrestati. I presenti raccontano di scene simili a «scenari da guerra civile» e che la polizia adoperasse granate stordenti, cannoni ad acqua e lacrimogeni contro i dimostranti. Andreas Beuth, avvocato e uno tra gli organizzatori della protesta, accusa la polizia di aver adottato comportamenti oppressivi nei confronti dei manifestanti e denuncia l’uso di manganelli anche contro chi protestava in maniera pacifica. È stata segnalata anche la presenza di gruppi anarchici provenienti da altri paesi, prevalentemente dall’aerea scandinava, ai quali sono stati addebitati la gran parte degli atti di violenza ai danni di negozi, bancomat e auto parcheggiate nella zona del quartiere universitario di Sternschanze.
Francesco Maccarrone
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