VARESE – «Niente compiti per casa. I bambini dovrebbero avere più tempo per essere…bambini, per essere giovani, per godersi la vita». Parola del ministro dell’istruzione finlandese. Sarebbe questo, insomma, il vero segreto del successo del modello di istruzione del paese scandinavo, che può vantare, tra gli altri, di avere gli studenti più istruiti del mondo, secondo una classifica che piazzerebbe i finlandesi sopra tutti gli altri negli ultimi decenni. Potrebbe trasmettersi questa soluzione alla scuola italiana? Funzionerebbe? Nessuno lo può dire con certezza, eppure c’è chi, con molto coraggio, ha proposto questo modello al proprio comune di appartenenza.
Parliamo di ben 90 madri, che hanno presentato in questi giorni una petizione al sindaco di Varese, Davide Galimberti, affinché quest’ultimo porti al ministero dell’istruzione il progetto di una scuola del tutto diversa da quella che noi conosciamo; una scuola sperimentale, con la totale assenza di voti e di compiti per casa e con l’aggiunta del cosiddetto “tempo pieno”, che si tradurrebbe nel totale mutamento della giornata scolastica, allungata ad otto ore, ma composta sia da studio che da attività didattiche.
È un modello scolastico totalmente nuovo a quello a cui siamo abituati. Potrebbe sembrare una pura utopia, eppure potrebbe dare una svolta senza storia alla classica scuola italiana. I finlandesi, che sono il vero modello d’ispirazione di questo esperimento, sono gli studenti del mondo occidentale che meno vanno a scuola, eppure sono anche i più bravi. Com’è possibile? Si da spazio alla propria creatività, alle proprie tendenze, alle proprie inclinazioni. Si ha più tempo per destare curiosità, per creare nuove passioni, per formare gli adulti del domani.
La proposta delle 90 madri si strutturerebbe su 40 ore settimanali, di cui la metà in giardino o all’aria aperta. Non vi saranno più i banchi, ma dei tavoli da lavoro e il pranzo sarà condiviso con i docenti sulla base dell’educazione alimentare, per un modello che non pone mai limiti all’apprendimento, neanche tra cibo e posate. È un modello a 360 gradi, che forma il bambino, alla quale viene insegnato che si può diventare ciò che si vuole, in base a cosa vede egli stesso per il proprio futuro.
È un modello privo di pressioni, di stress, di voti. Già, una scuola senza voti, una scuola senza valutazioni per determinare, secondo valutazioni soggettive, “chi è migliore di chi”. È un modello più autocritico, fatto di valutazioni compartecipate, tra studenti, professori e famiglia. è un modello in cui si da più spazio a ciò che si ha attorno alla scuola. È un modello sensibilmente più aperto alle reali capacità dei bambini, che in questo modo avrebbero più possibilità di manifestare la propria indole, senza essere giudicati da un test a risposta multipla per capire quale studente è più intelligente degli altri.
La scuola sperimentale potrebbe già partire a settembre del 2017 e avrebbe già trovato la sua collocazione nella struttura del quartiere di Avigno, in cui il preside, Antonio Antonellis, sembra più che propenso a sponsorizzare l’idea di un insegnamento senza valutazioni standardizzate e con una maggiore comprensione delle esigenze del bambino. «Siamo tutti dei geni, ma se un pesce viene giudicato in base alla sua capacità di arrampicarsi su un albero, si sentirà uno stupido per tutta la vita». Così, quasi un secolo fa, si esprimeva il famoso fisico, fautore della teoria della relatività, Albert Einstein. Potrebbe essere questo il percorso giusto per dare una svolta al sistema scolastico italiano, sempre più in decadenza?
Francesco Mascali
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