AGRIGENTO – Sarà il teatro greco dell’antica Akragas quell’edificio di forma circolare scoperto nella Valle dei Templi di Agrigento? L’individuazione dell’edificio, che potrebbe essere un teatro, è avvenuta esaminando il margine meridionale dell’area dell’agorà sul lato che confina ad Est con il quartiere ellenistico-romano. Grazie agli scavi, si è individuato un muro di 80 metri circa che copre quasi un quarto di cerchio, costruito in blocchi isodomi.
Gli archeologi, dalle indagini geoelettriche effettuate, hanno datato la struttura alla fine del III secolo avanti Cristo. I lavori sono già iniziati il 10 ottobre con la presenza del direttore del parco, Giuseppe Parello, il Ministro degli Interni Angelino Alfano, l’assessore regionale ai Beni Culturali Carlo Vermiglio ed il sindaco di Agrigento Lillo Firetto. Finanziata con fondi del PON Cultura 2014/2020, avranno una durata prevista di due mesi e saranno condotti a “cantiere aperto” con una specifica valenza didattica ed educativa per avvicinare i visitatori, soprattutto i più giovani e con la partecipazione di alcuni studenti all’attività archeologica. Il sindaco di Agrigento si pronuncia: «Attraverso gli scavi avremo la conferma se il teatro è nella Valle dei Templi. Per tanto tempo lo abbiamo cercato in tanti altri posti ed invece ce lo avevamo sotto gli occhi».
Il Ministro Alfano, durante l’inaugurazione dei lavori, ha dichiarato: «L’archeologia impone rigore e quindi nessuno può dire che sia certo, però questa volta dalle prove scientifiche, secondo gli esperti, c’è davvero l’occasione perché sia la volta buona». I lavori sono coordinati dal Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, insieme all’Unità Operativa Archeologica, guidata da Carmelo Bennardo e dalle archeologhe Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello e Maria Serena Rizzo e da Bernardo Campo nella qualità di Commissario del Consiglio del Parco. La direzione scientifica è condivisa con il Politecnico di Bari, l’Università del Molise, CNR Itabc, diretti da Marilena Cozzolino, dall’architetto Monica Livadiotti e dall’archeologo Luigi Caliò, docente dell’Università di Catania.
Marcello Strano
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