A sette anni aveva chiesto alla madre Fatemah se poteva aprire un suo profilo su Twitter per poter testimoniare i drammi quotidiani che affliggevano la sua famiglia. Ora, a un anno di distanza, Bana Alabed è stata inserita nella classifica del Time Magazine delle venticinque persone più influenti del web. «Buon pomeriggio da Aleppo» è la didascalia che accompagna l’immagine del suo profilo «Sto leggendo per dimenticare la guerra».
Nonostante i continui bombardamenti, da settembre dell’anno scorso la bambina ha iniziato a raccontare con l’aiuto della madre le nefandezze commesse nella sua città contesa da gruppi ribelli e forze governative. Per i civili che ancora vi vivono, non avendo possibilità di fuga, la vita quotidiana ad Aleppo è diventata una strenua lotta per la sopravvivenza, fra cimiteri di macerie e devastazione. Con i suoi tweet quotidiani Bana Alabed è riuscita a catturare l’attenzione del mondo virtuale sulle condizioni di vita dei civili siriani e lo ha fatto fornendo con ingenuità autentici spaccati della vita quotidiana di una bambina costretta dalla nascita a crescere in mezzo a un conflitto. «Disegno con i miei fratelli, prima che gli aerei ad Aleppo inizino a colpire. Abbiamo bisogno di pace per disegnare» condivide con una foto assieme ai suoi fratelli Mohamed di cinque anni e Noor di tre, oppure in un tweet dello scorso 3 ottobre firmato dalla madre «Buongiorno mondo! Noi siamo ancora vivi. Ci siamo svegliati questa mattina ancora in vita».
Grazie alla popolarità raggiunta sul social network, con oltre 360 mila followers, lo scorso dicembre Bana e la sua famiglia sono stati evacuati da Aleppo Est e accolti in Turchia, dove al loro arrivo ad attenderli c’era il presidente turco Erdogan. Da quando è arrivata nel suo nuovo Paese la bambina non ha mai smesso di aggiornare quotidianamente il suo profilo Twitter, condividendo appelli ai principali leader mondiali e foto a sostegno della Siria e dei rifugiati. La madre ha raccontato in un’intervista rilasciata alla Bbc di come sua figlia senta veramente la responsabilità di far sì che il mondo possa sentire la sua voce. «Lei mi chiede sempre perché nessuno ci aiuta?». Sebbene la maggior parte dei tweet pubblicati rispecchino la semplicità della visione di una bambina di otto anni, in essi si può intravedere l’inquietudine e la precarietà di questi bambini sottoposti ad orrori immaginabili, come la morte di loro amici e parenti (come narrato in un post di Bana) o l’impossibilità di istruirsi in quanto le scuole sono obbiettivi sensibili dei bombardamenti.
A seguito delle sue toccanti testimonianze, in questi giorni Time Magazine ha inserito Bana Alebed nella sua classifica delle 25 persone più influenti di internet «Quando una bambina di sette anni twitta che ha paura di morire sotto le bombe, il mondo non può che prenderne nota» così il giornale americano ha giustificato la sua scelta. Nella classica assieme al nome della piccola siriana vi sono anche quello della scrittrice J.K. Rowling, della cantante Rihanna e di celebrità come le sorelle Kardashian. Ma a spiccare fra tutti è un nome con il quale la bambina ha un legame particolare: Donald Trump. Infatti lo scorso gennaio, dopo averlo visto numerose volte apparire in televisione, la bambina aveva deciso di rivolgersi proprio al presidente americano scrivendogli una lettera in cui lo implorava «Signor presidente, lei deve fare qualcosa per i bambini siriani perché loro sono come i vostri figli e meritano la pace proprio come voi», per la quale però ancora non ha ottenuto una risposta.
Diana Avendaño Grassini
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