NAPOLI – La Commissione nazionale italiana per l’Unesco ha confermato la candidatura della pizza napoletana a Patrimonio Mondiale dell’umanità Unesco per l’anno 2016. La delibera da parte della Commissione era già arrivata un anno fa ma si dovette ricorrere ad uno slittamento per motivi legati alle procedure Unesco.
La proposta di candidare una tra le maggiori eccellenze culinarie del Bel Paese è arrivata direttamente dagli uffici del ministero dell’Agricoltura e, inoltre, ha ricevuto il sostegno dei ministeri degli Esteri, dell’Ambiente e dell’Economia, ma anche del MIUR e delle principali associazioni di categoria tra cui Coldiretti, Confesercenti e Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA).
La scelta è ricaduta sulla rinomata Margherita in quanto essa «rappresenta l’Italia in tutto il mondo», nell’ottica di «valorizzare il made in Italy dopo il grande successo di Expo», ha spiegato Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali per il governo Renzi. Senza dimenticare che «la candidatura della pizza a patrimonio immateriale dell’umanità tutela un settore che vale 10 miliardi di euro, ma soprattutto un simbolo dell’identità nazionale», ha voluto ricordare il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo.
La candidatura della pizza napoletana è stata supportata da una petizione online denominata #PizzaUnesco che ha superato le 850 mila firme, tra le quali circa 200 mila provenienti addirittura dal Brasile, dall’Argentina e dal Giappone. In più, Confesercenti ha confermato di aver raccolto per la causa 50 mila firme nel giro di tre mesi e, il 29 febbraio scorso, il Comune di Napoli ha consegnato 10 mila firme sottoscritte nel capoluogo partenopeo.
La scelta di tutelare e allo stesso tempo valorizzare “l’arte dei pizzaiuoli napoletani” è dovuta anche alla volontà di arginare in qualche modo la possibile candidatura – avanzata oltreoceano – della pizza New York Style, le cui origini risalgono a più di un secolo fa ad opera di immigrati meridionali sbarcati negli Stati Uniti d’America per cercare fortuna.
L’iter burocratico prevede l’ufficializzazione della candidatura italiana presso la sede dell’Unesco in data 14 aprile. Quindi, il dossier finirà sul tavolo della Convenzione sul patrimonio dell’umanità la quale, dopo un attento periodo di valutazione, si pronuncerà in via definitiva a marzo 2017. In caso di esito positivo, la pizza napoletana diventerebbe «il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco», evidenzia Coldiretti. «Gli ultimi elementi, ad essere iscritti negli elenchi, dallo Zibibbo di Pantelleria alla Dieta Mediterranea – prosegue – fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo».
Gabriele Mirabella
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