Ha detto di averlo chiesto a un giurista qualche anno fa, il regista Paolo Genovese, cosa succederebbe se si scoprisse che un membro della Commissione di maturità ha giudicato gli studenti senza avere i titoli necessari per farlo. La risposta non ha escluso la possibilità che la classe in questione ristostenesse la fatidica prova conclusiva di un lungo quinquennio di studi. Da questo spunto sembra essere nato il film Immaturi, che nel 2005 ha visto attori quali Raul Bova, Ricky Mamphis e Ambra Angioini, cimentarsi nei panni di quarantenni, ciascuno alle prese con la propria vita, costretti tutti insieme a dover superare nuovamente il temuto esame volto al conseguimento del diploma. La pellicola, pur suscitando il buonumore dei più, riportando sicuramente alla mente degli spettatori più nostalgici ricordi di anni spensierati trascorsi tra i banchi di scuola, ad altri appare, tuttavia, assai lontano dalla realtà.
Eppure, una vicenda simile e risolta solo negli scorsi giorni ha coinvolto nel corso degli ultimi anni uno studente campano, che ha rischiato di ritrovarsi con un titolo di laurea nullo a causa dell’invalidità di quello del diploma. Il giovane, infatti, dopo avere ottenuto un voto di maturità pari a 80/100 al liceo Giacomo Leopardi di Torre del Greco, è partito per Milano al fine di intraprendere gli studi giuridici, immatricolandosi alla Statale. Ha superato tutti gli esami e il 19 marzo 2013 ha discusso la tesi, diventando dottore in Giurisprudenza. Fin qui niente di diverso dalla storia di molti giovani che, come lui, scelgono di abbandonare la propria terra d’origine per dare fondamenta altrove al proprio futuro, non senza sacrifici e difficoltà. Circa una decina di mesi dopo, però, e più precisamente sul finire del gennaio 2014, il neolaureato ha ricevuto a casa una lettera dall’Università che ha messo in discussione certezze e progetti lavorativi: la sua intera carriera universitaria era stata, infatti, azzerata. Annullata del tutto.
C’è da precisare che l’Ateneo aveva richiesto preventivamente allo studente di presentare, tra gli altri documenti, un’autocertificazione in cui attestasse di essersi diplomato a Torre del Greco. La segreteria della Statale, nelle settimane a seguire, ha poi cercato di ottenere il diploma originale, rivolgendosi persino al ministero dell’Istruzione, ma arrivando a scoprire che in verità la scuola in questione non esisteva. Dal momento che l’esame di maturità rappresenta, com’è chiaro, il documento preliminare su cui ogni nuovo percorso di studi si fonda, tutto ciò che si è originato in seguito non si è potuto reggere su alcuna base.
Poco dopo l’estate del 2005, invero, la Procura di Torre Annunziata aveva aperto un’inchiesta che si è poi chiusa nel 2007, con una decina di arresti. «Due pregiudicati per reati finanziari hanno costruito un sistema scolastico parallelo – con tre istituti per la preparazione agli esami tra Torre del Greco e Pomigliano d’Arco – che ha sfornato titoli di studio completamenti falsi, diplomi e lauree. Scuole non parificate, né in alcun modo riconosciute, che incassavano rette per seguire i corsi e poi presentavano una sorta di tariffario a conguaglio di 4mila euro per un diploma e 10 mila per una laurea» è quanto hanno riportato i giornali locali dell’epoca. Nel 2014, i responsabili delle truffe sono stati condannati in primo grado con sei condanne, da 6 mesi a un anno e mezzo. A febbraio 2015, il Tribunale amministrativo di Milano ha poi condiviso la lineare tesi dell’Università: prendendo atto della falsità dell’autocertificazione, l’unico dato valido rimasto era proprio la «non veridicità, rispetto alla quale il complesso delle giustificazioni è irrilevante». La laurea sarebbe stata, dunque, a tutti gli effetti nulla.
La battaglia legale del campano, però, è proseguita ed è stata incentrata su un semplice principio: «D’accordo, il diploma è nullo. Ma all’epoca sono stato truffato». Con una sentenza appena depositata, il Consiglio di Stato ha perciò ribaltato la prospettiva e l’esito del giudizio, appellandosi alla buona fede del ragazzo. In quanto «inconsapevole», infatti, il giovane è da ritenersi in ultima analisi «incolpevole». Così, tenendo in considerazione i sette anni di impegno e fatica, «l’incidenza sulla sua situazione di vita, personale e professionale» e le ripercussioni sul piano umanitario che la cancellazione del titolo gli avrebbe comportato, è stata maturata dai giudici la decisione di restituirgli la laurea: sarebbe, così, il primo ad essersi laureato senza essersi prima diplomato.
Concetta Interdonato
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