Un quarto di secolo, venticinque anni. Secondo quanto scritto nel libro “Quarterlife Crisis”, di Abby Wilner e Alexandra Robbins, questa sarebbe, con molta probabilità, un’età di cruciale importanza, con la quale identificare, allo stesso tempo, una vera e propria crisi. Come spiega lo stesso titolo del romanzo, la crisi del quarto di secolo non è assolutamente inferiore a quella dei sedici anni o, ancora, a quella di mezz’età e nasconde delle insidie da non sottovalutare assolutamente.
“La vita, quella vera, inizia adesso”. Potessero delle semplici frasi riassumere il concetto dei 25 anni, probabilmente, verrebbero usate queste. Durante quest’età, il giovane di turno, si trova in una situazione praticamente opposta a quella dei 50 anni. «Non abbiamo stabilità, prevedibilità, non ci sono certezze – spiegano le autrici del libro prima citato – entri in un loop nel quale inizi a dubitare fortemente di te stesso». E come dargli torto? A 25 anni, citando Freddie Mercury e i Queen, ci si sente davvero “Under Pressure”, sotto pressione, e la sensazione è che questa, spesso e volentieri, abbia la meglio su tutto.
È la crisi di un mondo, il proprio, che viene totalmente stravolto dagli eventi naturali della vita. Il percorso di studi è definitivamente giunto al termine, il pezzo di carta tanto inseguiti per tutti questi anni è finalmente conquistato. E ora? Che si fa? Si lavora, e il passaggio dal mondo accademico ad un ambiente al dir poco sconosciuto è senza dubbio traumatico. Si viene letteralmente buttati in un altro universo, fatto di orari estenuanti, scadenze e stress a non finire. E nel frattempo che il mondo cambia intorno a sé, ci si chiede se quella è la vita che davvero si sognava, se gli anni passati, fino a quel momento, siano serviti a qualcosa, o siano stati sprecati mese dopo mese, giorno dopo giorno.
C’è la voglia di mettersi in gioco, di dare uno scopo alla propria vita, ma la realtà è più difficile di quanto sembri. La nostra è la generazione più preparata di sempre: ogni settore comporta una competizione fuori dal comune e ogni singolo posto di lavoro richiede attenzione, competenza e, spesso, un salario minimo. La causa di questa crisi? Le aspettative. Sarebbe questo, secondo Maria Jose Diaz Aguado, docente di psicologia evolutiva e dell’educazione presso l’Universidad Complutense di Madrid, il comune denominatore tra le cause di sconforto nei giovani di oggi. Arrivati a 25 anni, ci si ritrova a fare i conti con i sogni e gli obiettivi di tutta una vita. Il bilancio complessivo di questo quarto di secolo diventa fondamentale per lo stato psicofisico del ragazzo e più la realtà è lontana dall’aspettativa, maggiore è la crisi.
Avere una situazione economica stabile, stare in forma, riuscire nel lavoro e nelle relazione interpersonali. A 25 anni, l’obiettivo, è quello di riuscire praticamente in tutto. Ogni singola mancanza crea un vuoto incolmabile e genera, all’interno del giovane, un susseguirsi di domande e risposte sul proprio presente e soprattutto sul proprio futuro. “Ho fatto la scelta giusta?” “È questo il lavoro dei miei sogni?” “La mia vita è sotto controllo?”. Uno studio dell’Università di Greenwich, a Londra, ha riscontrato come su 1.100 giovani l’86% si senta costantemente sotto pressione per la buona riuscita di ogni singolo aspetto della propria vita. Dati preoccupanti? Sembrerebbe, anche se di “aiuti dall’alto” neanche l’ombra. Nel frattempo, al giovane, ormai non più ragazzino, non resta che farsi prendere dallo sconforto e dall’angoscia o reagire, inseguendo fino all’ultimo i propri sogni. Noi consigliamo vivamente la
seconda.
Francesco Mascali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»