Quando si pensa all’orecchio assoluto è nell’idea comune il collegamento a un genio della musica in grado di riconoscere qualunque nota e produrre eccellente musica. In realtà, l’orecchio assoluto è, nello specifico, la capacità di riconoscere e identificare una nota partendo da nessun punto di riferimento. Ad esempio, premendo su un pianoforte una qualunque nota sarà in grado di indicare di che nota si tratti, soltanto ascoltandola.
È ancora in corso un dibattito circa le basi genetiche dell’orecchio assoluto. Tuttavia, partendo dal concetto che non è una dote innata ma si può acquisire, si tenderebbe ad escludere fattori genetici. Bisogna ricordare che l’identificazione del suono e delle note è stata creata dall’uomo in seguito agli studi svolti sula musica . Di conseguenza, è una peculiarità che ha cominciato a manifestarsi solo dopo il suo stimolo.
L’orecchio assoluto, comunque, non è fondamentale per creare musica. Infatti, ciò che maggiormente caratterizza un musicista di successo non è l’orecchio assoluto quanto l’orecchio relativo. Questa è la capacità di cogliere le relazioni che intercorrono tra note e suoni. In ambito di ascolto e creazione musicale, pertanto, risulta poco utile sapere riconoscere una singola nota rispetto all’identificazione di un’intera melodia in modo nitido. Secondo alcuni studiosi, inoltre, orecchio assoluto e orecchio relativo non possono convivere assieme e si escludono a vicenda.
Però, se l’orecchio assoluto si può acquisire, è stato dimostrato che ci sono dei fattori che ne influenzano lo sviluppo. I principali sono l’ambiente in cui si cresce e l’età in cui comincia l’educazione musicale. Il linguaggio incide molto sull’innesco dell’orecchio assoluto. Le lingue tonali (come cinese, giapponese, mandarino) in cui l’intonazione determina il significato delle parole, educa alla percezione delle diverse tonalità. L’ideale sarebbe sottoporre gli stessi neonati ad un ascolto mirato. Infatti, entro i 12 mesi, il cervello ingloba e memorizza qualunque suono. Successivamente, quando si sarà persa una certa plasticità cerebrale, saranno registrati solo i suoni che più frequentemente avranno stimolato il cervello.
È stato rilevato che la sinestesia si manifesta spesso nei soggetti con orecchio assoluto. Si tratta della capacità di vedere i colori delle note. Un sinesteta è in grado di rappresentare contemporaneamente due sensi, in questo caso l’udito e la vista. Ed effettivamente, è anche vero che scientificamente i suoni hanno determinate caratteristiche teoricamente assimilabili allo spettro visivo dei colori.
Giulia Sorrentino
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